sabato 23 ottobre 2010

Digressione: Sono nelle mani di un pazzo

«Sono nelle mani di un pazzo»
Sono le parole di Jean-Louis Trintignant, seduto in macchina accanto a Vittorio Gassmann ne "Il sorpasso" di Dino Risi.
Così mi sentivo nel maggio 2005, quando mi ritrovai ad Istanbul in viaggio di lavoro, con un certo Attilio Tombolani, un farabutto da sette generazioni, scroccone come un punkabbestia, puzzolente come un cane di un punkabbestia (non si lavava mai) e chiassoso come una festa di matrimonio tunisina.
Saliti sull'aereo in Italia, il Tombolani cominciò con la solita tiritera a voce altissima «Ma questo aereo non mi sembra sicuro, il pilota è troppo vecchio, il copilota è troppo giovane, le hostess hanno la faccia preoccupata...» e così via fino al decollo. Naturalmente non si sognava nemmeno di rispettare le indicazioni tipo "allacciarsi le cinture", "tenere lo schienale dritto", "non occupare intere cappelliere".
Un signore tedesco, seduto dall'altra parte del corridoio cominciò a guardarmi torvo, io mimavo scuse con gli occhi, del tipo "Che ci vuol fare, abbia pazienza".
Durante la fase di decollo, il Tombolani simpaticone urlava «Ma questo non sa guidare, va troppo piano, non ci alzeremo mai». Naturalmente erano tutte fesserie, l'aereo decollò normalmente, e dopo un millisecondo, il chiassoso Attilio era già in piedi a sgranchirsi i muscoli. Nel fare ciò si esibì in uno sbadiglione da record (45 secondi!) durante il quale emise un'alitata al vetriolo. I denti del cialtrone non avevano mai conosciuto uno spazzolino con dentifricio.
Nel dirigersi verso la toilette dava colpi di pancia a destra e a manca.
Non si scusava minimamente, anzi, indicava la pancia con soddisfazione, come una donna in gravidanza. Era un pastasciuttaro implacabile, oltre che un temerario dei frutti di mare mangiati crudi. Il tutto ovviamente accompagnato da fiumi di birra, spesso di marca scadente, che andava a finire direttamente sul ventrone, dandogli la forma tipica dell'anguria greca.
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